Al Museo Luzzati
7 luglio 2011 – 8 gennaio 2012
MORDILLO
UN MONDO DI HUMOUR
Mordillo: un nome che è ormai un marchio di fabbrica, una promessa di buonumore, una garanzia di qualità. Ma la luminosa carriera dell’argentino Guillermo Mordillo, nato nel 1932 a Buenos Aires da emigrati spagnoli, è frutto di volontà e perseveranza non meno che di estro e fortuna, è il risultato di un attento impegno quotidiano e non solo di stravaganti idee estemporanee.
Già da ragazzino, Guillermito comincia a guadagnarsi da vivere con il disegno. E l’entusiasmo tipico dell’adolescenza non lo abbandonerà mai più nell’affrontare il suo lavoro, il lavoro di tutta una vita. Entusiasmo significa anche continua voglia di cambiare, di cimentarsi, di reinventarsi. È anche per questo motivo che ancora oggi, dopo oltre sessant’anni di carriera, Mordillo continua a cambiare le tecniche da sperimentare, continua a cambiare le case in cui abitare, continua a cambiare i Paesi in cui viaggiare e lavorare, continua a cambiare le lingue in cui esprimersi (ma i suoi disegni rimangono perennemente e programmaticamente muti, comprensibili ovunque allo stesso modo, affidati solo al linguaggio universale delle immagini).
Nel corso dei decenni, Mordillo ha abitato e lavorato anche in Perù, negli Stati Uniti, in Francia, in Spagna. Ha illustrato libri di favole per bambini, ha progettato campagne pubblicitarie, ha realizzato cartoni animati, ha disegnato biglietti d’auguri, ha schizzato vignette umoristiche. A partire dagli anni Settanta, ha cominciato a imporsi nel mondo intero come autore di omettini grassocci e donnine rotondette che vivono, unici elementi in bianconero, in un ambiente coloratissimo e soprattutto rigorosamente senza parole.
Il suo umorismo si caratterizza fin da subito per essere basato sui contrasti e sugli opposti. Austero bianconero contro colore lussureggiante. Grandi vuoti contro spazi affollati fino all’inverosimile. Il più spensierato sbellicarsi dalle risate contro il più compunto interrogarsi sui grandi perché dell’esistenza. È probabile che proprio qui risieda una delle principali ragioni dell’enorme successo dell’opera di Mordillo nel mondo, tanto tra il pubblico infantile quanto tra quello adulto: i suoi sontuosi cartoon presentano sempre un duplice livello di lettura, fanno ridere e fanno pensare.
Ed è proprio vero che l’assoluta essenzialità del cartoon senza parole gli permette di andare subito e solo al sodo. In Germania o in Giappone le trovate visive di Mordillo vengono comprese e apprezzate né più né meno che in Italia o in Sudamerica. I suoi spazi naturali o artificiali non hanno speciali caratteristiche geografiche o nazionali: potrebbero trovarsi ovunque. Nei suoi omini sovreccitati o nelle sue scaltre donnine chiunque può identificarsi alla perfezione: i loro piccoli grandi problemi sono gli stessi di Adamo ed Eva, gli stessi dell’umanità contemporanea e assai probabilmente gli stessi di quella futura.
Ad esempio l’eterno antagonismo tra i sessi, giocato senza sosta tra invincibili attrazioni e inevitabili fughe. O l’atteggiamento ambivalente nei confronti delle macchine, utili amiche quanto indecifrabili avversarie. O l’osservazione del mondo animale, da sempre fonte di innumerevoli insegnamenti e stupori. O la paura del mondo, quando esso ci si presenta caotico come una giungla od opprimente come un labirinto senza uscita. O anche l’agognato relax dell’attività sportiva, che infine non trova altro senso che in sé stessa, quale distraente e meritata fuga dalla realtà di tutti i giorni.
Particolarità specialissima di Mordillo è esattamente il suo affetto per gli sport. Li segue con attenzione tutti, e prima o poi li rappresenta tutti, ma manifesta una indubbia preferenza per due di essi: il calcio, praticato con grande gioia da ragazzo, e il golf, coltivato con altrettanta soddisfazione da adulto. In entrambi i campi, non è secondo a nessuno nel trovarvi motivi di sorriso dal di dentro: si capisce subito che è abituato a sperimentarli in prima persona, e così anche subito si capisce perché i suoi cartoon siano i preferiti dagli sportivi. Gli appassionati riconoscono all'istante nell’umorista uno di loro, e non certo un tipo di moralista che li giudica dal di fuori.
O meglio: chiunque è sempre in grado di riconoscere in Mordillo un proprio simile, come noi sperduto nei contorti labirinti della vita, fatalmente attratto dalle piroette dell’amore e del sesso, maledettamente desideroso di ritagliarsi piccoli momenti e piccoli spazi di gratificante relax nel caos quotidiano.
Sì, Guillermo è assolutamente uno di noi: per questo lo capiamo e gli vogliamo bene. Per questo il suo mondo, a prima vista così assurdo, è anche il nostro. E gli siamo grati, perché ogni volta ci ricorda quanto questo nostro pianeta possa essere colorato e allegro, malgrado tutto.
Colorare il mondo sembra anzi quasi una missione, per lui. Lo testimonia anche un suo famoso cartoon realizzato qualche anno fa per Amnesty International: in una città tutta grigia, l’omettino che ha osato dipingere fantasiosamente la sua casetta viene subito arrestato e rinchiuso. Libertà di colore, dunque, come libertà di pensiero, di espressione, di immaginazione, di fantasia. Ecco il senso più profondo del meraviglioso mondo di Mordillo.
Ferruccio Giromini