venerdì 4 dicembre 2009

In edicola per MAESTRI del FUMETTO: FOUCHE' - L'IDEOLOGIA DEL POTERE (dal TERRORE all'IMPERO)

Riceviamo e pubblichiamo:

Questa settimana in edicola con Panorama e Il Sole 24 Ore per la collana Maestri del Fumetto curata da Magic Press vi presentiamo:

Fouché (Maestri del Fumetto #40) di Max Bunker e Paolo Piffarerio

Il vecchio regime è morto e sepolto!”

Fouché: Un uomo nella rivoluzione di Max Bunker e Paolo Piffarerio racconta il primo grande evento della storia dell’emancipazione dell’uomo: la Rivoluzione Francese. L’oratoriano Fouché di Nantes è il vero filo conduttore di un’epoca che vedrà scorrere la rivoluzione, il direttorio, il consolato, l’impero e la restaurazione monarchica. Il creatore di Alan Ford, Max Bunker, scrive per Paolo Piffarerio una grande opera che si sviluppa tra cronachismo storico e insegnamenti filosofici.


Le ambiguità e le contraddizioni della Storia

di Daniele Barbieri

Pubblicare nei primi anni Settanta una storia a fumetti della Rivoluzione Francese intitolata a Fouché è sicuramente un atto provocatorio. Joseph Fouché (1759-1820) è infatti uno dei personaggi più controversi di quel periodo. Si distingue molto presto a causa delle sue simpatie per la Rivoluzione e per l’amicizia con Robespierre; poi viene eletto deputato nel 1792. Ma nel ’93, già nel clima del Terrore instaurato da Robespierre, viene inviato a Lione per sedare una rivolta: lo fa nel più sanguinario dei modi, prendendo la folla a cannonate e causando migliaia di morti. Pochi mesi dopo sarà tra coloro che parteciperanno attivamente alla caduta di Robespierre. Passa qualche anno all’estero, gli incarichi diplomatici lo tengono lontano dalla politica interna, poi ritorna a far parte del Direttorio nel 1799 come ministro di polizia e sostiene il colpo di stato di Napoleone del 18 Brumaio. È temuto dallo stesso Napoleone, che nel 1802 abolisce addirittura il suo ministero e cerca di allontanarlo dalla politica attiva con grandi regalie e la carica di senatore. Ma nel 1804 Napoleone si rende conto di avere ancora bisogno di lui, lo ripristina come ministro di polizia, carica che Fouché terrà sino al 1810, confermando la sua fama sinistra. Viene deposto perché sospettato di tramare contro Napoleone in combutta con gli inglesi e spedito nuovamente all’estero; dal 1813 viene addirittura privato del diritto di ricoprire cariche politiche. Ma nei Cento Giorni del 1815, Napoleone torna a nominarlo ministro di polizia e questo non impedisce a Fouché di appoggiare segretamente il ritorno dei Borboni. Dopo qualche mese in cui Fouché sembra in grado di mantenere ancora il suo potere, viene definitivamente allontanato dalla Francia. Nessuna corte europea sarà poi disposta ad accogliere un uomo con una fama come la sua e Fouché morirà in povertà a Trieste nel 1820. Se la osserviamo attraverso la figura di Fouché, dunque, la Rivoluzione Francese acquista sicuramente un inquietante colore di sangue e intrighi. Tutti sappiamo che una rivoluzione non è una passeggiata nel parco e che Napoleone non è stato soltanto un invincibile generale e un simbolo della Francia, eppure quando si parla di Rivoluzione Francese e di Napoleone, le cose su cui poniamo (giustamente) l’accento sono la fine dell’Ancien Régime, la proclamazione dei diritti umani e la grande ventata di rinnovamento della società, della cultura e della politica europea che ne sono conseguiti. […]

[…] Intanto c’è un’encomiabile documentazione storica. Fouché nasce per essere una storia accattivante e godibile, ma anche un fumetto didattico: l’idea è quella di una versione per adulti, non edulcorata, di quello che in quegli anni andava già facendo il Corriere dei Piccoli: usare il racconto a fumetti per far conoscere episodi o figure storiche. Certo, rivolgendosi a un pubblico infantile, il Corriere dei Piccoli doveva semplificare e smussare gli aspetti troppo crudi,mentre Bunker non ha bisogno di darsi questi limiti. Ecco quindi che fin dalla prima pagina ci viene presentata l’immagine di un’aristocrazia francese incapace e intrigante, ferocemente attaccata ai propri privilegi e amante di una vita dissoluta che non si cura del prezzo che viene fatto pagare al popolo del Regno. Lo stato di Luigi XVI ha accumulato un debito pubblico enorme, soprattutto per sostenere le ingenti spese della sfarzosa vita di corte e centellina le concessioni alla borghesia nella speranza di ulteriori prestiti alla Corona. I ministri vengono cambiati più per simpatia e interesse che per ragioni di reale efficienza politica. Il Re è sostanzialmente un incapace e la Regina, che ha di fatto più potere di lui, disprezza il popolo e lo vede semplicemente come un pericolo per i propri privilegi. [...]


Autore Max Bunker e Paolo Piffarerio / Pagine 192 / Formato 21x27, Cartonato, B&N / Euro 9,90

Luca Ippoliti
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