martedì 31 marzo 2009

Al ‘Fenice’ i film che hanno rovesciato il mondo delle fiabe

Riceviamo e pubblichiamo:


Comunicato stampa 31 marzo 2009



Iniziativa nell'ambito del festival organizzato da Comune di Poggibonsi, Fondazione MPS e Vernice Progetti Culturali.

Infoline:329 4840635 – www.fenicefestival.it

Al ‘Fenice’ i film che hanno rovesciato il mondo delle fiabe

Dal 29 aprile al 3 maggio al Teatro Politeama di Poggibonsi (Siena) la prima italiana di “Barbe Bleue” e i grandi i film d’animazione: da Shrek 2 a Sita Sings the blues”. Passando per altre introvabili pellicole come “In Compagnia dei Lupi”, “Beket” e “Kinogamma”


L’”Eredità delle fiabe” raccontata attraverso una selezione di film che dell’universo fiabesco offrono una visione dissacrata e irriverente. Da “Barbe Bleue” di Catherine Breillat, adattamento della famosa favola di Charles Perrault, in prima italiana dopo il Festival di Berlino a “In Compagnia dei Lupi” di Neil Jordan affascinante e inquietante omaggio a Cappuccetto rosso, vietato negli anni ’80 ai minori di 18 anni. Passando per alcuni celebri capolavori di animazione come “Shrek 2” di Andrew Adamson, Kelly Asbury e Conrad Vernon secondo capitolo della saga dell’Orco verde, record di incassi nel cinema d’animazione e “Sita Sings the blues” di Nina Paley, vincitore del prestigioso premio per il miglior lungometraggio animato al Festival del Cinema d’animazione di Annecy.

Sono alcune delle pellicole scelte per la sezione cinema di questa edizione del “Fenice International Nine Arts Festival”, la rassegna - organizzata da Comune di Poggibonsi, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Vernice Progetti Culturali con la direzione artistica di Michele Crocchiola e la collaborazione di Claudio Curcio e Luca Castelli - in programma dal 29 aprile al 3 maggio presso il Teatro Politeama di Poggibonsi (Siena).

Si comincia mercoledì 29 aprile alle 20.00 con “Barbe Bleue” di Catherine Breillat (Fr 2009, 80’), giovedì 30 invece alle ore 15.00 sarà possibile vedere “Shrek 2” di Andrew Adamson, Kelly Asbury, Conrad Vernon (Usa 2004, 93’) e a seguire alle 17.30 “Beket” di Davide Manuli (It 2008, 78’), film rivisitazione di “Aspettando Godot” in perfetto cinema dell’assurdo. Nel western in bianco e nero, infatti, i cow-boy solitari Fabrizio Gifuni, Freak Antoni e il comico Paolo Rossi, non hanno né cavalli né meta. Alla proiezione sarà presente anche il regista.

Tre i film che sarà possibile vedere venerdì 1 maggio. Alle 15.00 “In Compagnia dei Lupi” di Neil Jordan (Gb 1984, 108’) e alle 17.00 “Kinogamma” di Siegfried (Fr 2008, 146’) alla presenza del regista. Una raffinata pellicola scritta come una partitura musicale in due movimenti, unendo musica e immagini. Alle 20.00 sarà proiettato “Sita Sings the blues” di Nina Paley (Usa 2008, 82’) che intreccia tradizione epica induista degli albori della musica Jazz, e storia autobiografica della regista. Nel film Sita che nel Ramayana, poema epico indiano, è la devota moglie di Rama rapita dal potente Ravana, ha la voce di Annette Hanshaw, grande interprete jazz degli anni Venti e Trenta, le cui canzoni fanno da contraltare naturale alle peripezie sentimentali della protagonista.

La sezione cinema chiude sabato 2 maggio con “Alice” di Jan Svankmajer (Czech/Uk/Ger/Ch 1988, 86’) alle 15.00 e “Control” di Anton Corbijn (Usa/Gb/Aust 2007, 109’) alle 17.00. La Alice di Jan Svankmajer si perde in un mondo fatto di personaggi strambi, schiaccianoci parlanti, forbici e coltelli, bambole e peluche ed è ancora oggi un esempio fortemente dissacrante della tradizione narrativa americana e in particolar modo della Disney. Invece “Control” di Anton Corbijn (Usa/Gb/Aust 2007, 109’) è la biografia filmata di Ian Curtis, leader e cantante dei Joy Division. Premio miglior film europeo alla Quinzaine de Realisateurs a Cannes 2007 è un’ opera cinematografica intensa che ci restituisce un’epoca ed un pugno di personaggi legati a un’idea della musica radicalmente diversa, attraverso il tormento e la cupezza di Ian Curtis, il suo sguardo sconsolato puntato sul mondo e sulle insicurezze umane.


Fenice Festival

Fenice Festival è un festival delle arti, che predilige originali combinazioni e riunisce artisti differenti ma affini sotto uno stesso tetto, quello del Teatro Politeama di Poggibonsi (Siena). Fenice raduna in un’unica unità di luogo e di tempo esponenti creativi provenienti da esperienze differenti, producendo in proprio alcuni progetti, ospitando spettacoli che coinvolgono talenti differenti, proponendo incontri di approfondimento, momenti conviviali con gli artisti e proiezioni che approfondiscono e documentano alcune delle esperienze più interessanti a livello mondiale.

Fenice è un evento guidato dalla curiosità, aperto al mondo e a tutte le forme di espressione contemporanea delle arti, dal teatro alla visual art, dall’azionismo al cinema, dalle esperienze cross media al fumetto.



Ingresso gratuito a tutti gli spettacoli cinematografici pomeridiani, alle mostre e agli incontri.

Biglietto Cinema (dalle ore 20.00): € 5,00

Ingressi serali: € 12,00 intero, € 10,00 ridotto

Abbonamento tutto Festival: € 25,00

La serata finale del Festival al Cassero della Fortezza è a inviti – ritirabili presso il teatro.



Prevendite: cassa del Teatro Politeama, www.politeama.info, punti vendita del circuito Boxoffice toscano. Infoline:329 4840635 – www.fenicefestival.it



Ufficio Stampa

Agenzia Freelance per Vernice Progetti Culturali

ufficiostampa@verniceprogetti.it

Tel. 0577 272123 - Fax 0577 247753



SCHEDE FILM - FENICE International Nine Arts Festival | 09 - L’eredità delle fiabe


Barbe Bleue (Barbablù) di Catherine Breillat (Francia 2009, 80min)

Adattamento della famosa favola di Charles Perrault – in cui un orribile aristocratico sposa giovani fanciulle senza dote per poi ucciderle e collezionarne i cadaveri – è l’ultima opera in ordine di tempo della regista francese, conosciuta in Italia più che altro per le sue riflessioni sulla vita sessuale e affettiva contemporanea. Qui di pruriginoso non c’è più nulla, piuttosto l’interpretazione si confronta con una chiave più “femminista”. La storia è narrata in parallelo, da una parte due sorelle appena adolescenti rimaste orfane di padre nel 16mo secolo e due sorelle ai giorni nostri che leggono le favole di Perrault e le interpretano affrontando discorsi sulla vita, la morte e la sessualità, universi di adulti che vengono magistralmente traslati nella dimensione e nel tempo dell'infanzia. Il gioco del doppio e degli specchi su più piani temporali è l’elemento più immediatamente caratterizzante della sceneggiatura, in cui la sessualità è sottointesa e la parabola sul potere maschile e la forza della coscienza femminile convogliano in un finale a sorpresa.


Filmografia della regista

2009 Bluebeard ( barbe bleue) Berlin international film festival

2006 The last mistress (une vieille maîtresse) cannes film festival 2007 official selection in competition

2003 Anatomy of hell (anatomie de l’enfer)

2002 Sex is comedy directors’ fortnight opening, cannes international film festival 2002

2001 Brief crossing (brève traversée) grand prize, festival de luchon 2002,

2000 Fat girl! (à ma soeur!) Berlin international film festival, official selection / best young actress award, rotterdam film festival, grand prize and double prize for best actress, chicago

1999 Romance (romance)

1996 Perfect love (parfait amour!)

1995 A propos de nice, la suite «aux niçois qui mal y pensent»

1991 Dirty like an angel (sale comme un ange)

1987 Virgin (36 fillette)

1979 Nocturnal uproar (tapage nocturne)

1975 A real young lady (une vraie jeune fille)


Shrek 2 di Andrew Adamson, Kelly Asbury, Conrad Vernon (Usa 2004, 93’)

Secondo capitolo della saga dell’Orco verde, detentore tuttora del record d’incasso per un film d’animazione nella storia del cinema. La storia, probabilmente, è nota: Shrek e Fiona appena tornati dal viaggio di nozze vengono invitati dai genitori della Principessa. Nel regno di Tanto tanto lontano però l’incontro con i suoceri non si rivelerà dei più tranquilli. Oltre alle difficoltà di accettazione ci sarà anche chi cospirerà con le sue trame oscure alle spalle della coppia e solo il vero amore potrà portare al classico lieto fine. Il secondo capitolo della saga è sicuramente il più compiuto e maturo, sia dal punto di vista tecnico – con un’animazione praticamente perfetta – sia per la solida ed efficace sceneggiatura. Inoltre è questo l’episodio che introduce il gatto con gli stivali, che conquista fin dalle sue prime apparizioni sia l’Orco che il pubblico, e si va ad affiancare da protagonista alle altre fiabe qui tratteggiate brevemente ma con la consueta irriverenza (Pinocchio indossa biancheria intima femminile?!). Sicuramente l’esempio migliore e più popolare (oltre che il più divertente) della de-sacralizzazione fiabesca.


Beket di Davide Manuli (Italia 2008, 78’)

In un’epoca indefinita, sul ciglio di una strada che solca un paese desertico, Jajà e Freak si incontrano a un’improbabile fermata d’autobus e fanno conoscenza. Aspettano la corriera che li porterà da Godot. Ma quest’ultima passa e non si ferma. Invece di aspettare il prossimo autobus, i due uomini decidono di incamminarsi a piedi, intraprendendo un assurdo vagabondaggio. La direzione del tragitto da percorrere è indicata da una musica elettronica che si leva da dietro le montagne circostanti. Commedia sulla solitudine e l’assurdità della vita, il film riprende la tematica e alcuni meccanismi della pièce Aspettando Godot di Samuel Beckett, ma qui i protagonisti non si accontentano di aspettare il misterioso personaggio: gli vanno incontro. Questo pretesto al viaggio consente a Davide Manuli di giocare con i codici del cinema di genere e di realizzare un western in bianco e nero in cui i cow-boy solitari non hanno né cavalli né meta. I paesaggi lunari della Sardegna e dell’Umbria, così come gli attori scelti dal regista (Fabrizio Gifuni, Freak Antoni, il comico Paolo Rossi, completano il quadro surrealista. La colonna sonora, composta di chiassosi brani electro-pop, affina l’ironia e la stravaganza di tutta l’operazione.


In Compagnia dei Lupi di Neil Jordan (Gran Bretagna 1984, 108’)

L’affascinante e inquietante omaggio del quasi esordiente regista inglese a Cappuccetto rosso è un racconto con struttura narrativa a scatole cinesi che riprende però fedelmente i personaggi che tutti noi conosciamo. Dalla Nonna, interpretata da Angela Lansbury (La signora in giallo televisiva), al cacciatore, alla giovane nipote con la mantellina scarlatta. Ovviamente non manca il lupo, anzi i lupi, che però non si riveleranno necessariamente come i cattivi del film in un crescendo di ambiguità in cui sogno e mondo fiabesco hanno forti correlazioni. Anche in questo caso si può vedere il film come un apologo sull'adolescenza femminile che cerca d'indagare le paure, i desideri, le pulsioni e le scoperte legate alla sfera della sessualità. La messa in evidenza delle suggestioni psicanalitiche della favola di Cappuccetto Rosso rendono la messa in scena un po’ favola horror, dove il "lupo cattivo" rappresenta un'esplicita ma non banale metafora della "bestia" e cioè della parte animale dell’uomo. Infine l’ambientazione priva di sole, mistica, magica e claustrofobica, satura di simboli e di elementi fantastici è una delle eredità iconografiche che più hanno influenzato le successive interpretazioni visive delle favole fino ad arrivare ai Fratelli Grimm di Gilliam.


Kinogamma part 1- East & part 2 - Far east di Siegfried (Francia 2008, 76’ + 70’)

Scritto come una partitura musicale in due movimenti, Kinogamma è un riuscito esperimento di unione del linguaggio della musica alle immagini, montate secondo lo spartito costruito dal regista-musicista francese. Il soggiorno a Mosca e poi il viaggio dalla capitale russa fino in India diventa così un modo per restituire le istantanee catturate da uno sguardo curioso e attento secondo il ritmo incalzante e armonico della costruzione musicale. Passando per Tallin, Orsk Novotroisk, Uzbekistan, Afganistan e Mongolia interna, osserviamo schegge di vita sottratte al tempo per segnare l’attimo presente: come i viaggi immaginari di Baudelaire, questo film é venato di rabbia, malinconia e dolore, ma ecco che in uno sguardo, nella mano che accarezza un corpo nudo, scopriamo anche tenerezza e delicatezza. Lavorando sull’intimità e sullo spazio, le riprese si soffermano su figure anonime, operai in una fabbrica, artisti di circo, veterani che sfilano. Il regista capta sguardi, movimenti, persone che si sfiorano senza vedersi, o altre i cui occhi, al contrario, si fermano inquisitori sull’obiettivo. Nomade, Siegfried racconta una storia millenaria, quella di un uomo che osserva i propri simili. Registrando i colori, dall’azzurro ghiaccio all’arancione, ci immerge in un viaggio alla scoperta di luoghi, persone, suoni..


Sita Sings the blues di Nina Paley (Usa 2008, 82’)

Vincitore dei più importanti riconoscimenti internazionali per il cinema d’animazione questo gioiello brilla per la sua coloratissima costruzione espressiva, per la forza della narrazione e soprattutto per l’unione in un’unica opera della tradizione epica induista, degli albori della musica Jazz, della storia autobiografica della regista. Nel Ramayana, poema epico indiano, Sita, devota moglie di Rama, condannato a un esilio di 14 anni, è disposta a seguire il destino del consorte ma viene poi essere rapita dal potente Ravana. Nonostante rimanga fedele al marito resistendo ai tentativi di seduzione del rapitore finché non viene liberata, questi non le crede e le farà passare molteplici prove per essere certo della sua fedeltà. Infine la ripudierà per salvare l’onore e il potere. Parallelamente al Ramayana, si dipana la storia fortemente autobiografica della regista, della fine della sua relazione con Dave, chiamato per un lavoro proprio in India. Nina Paley re-interpreta i nodi cruciali della storia attraverso splendide performance musicali e coreografiche, alternandole alla narrazione vera e propria. In questi numeri, Sita ha la voce di Annette Hanshaw, grande interprete jazz degli anni Venti e Trenta, le cui canzoni fanno da contraltare naturale alle peripezie sentimentali della protagonista.


Alice di Jan Svankmajer (Cecoslovaccia/Regno Unito/Germania 1988, 86’)

Ispirato al romanzo di Lewis Carrol, la pellicola del grande regista ceco accentua i tratti surrealisti della storia e al contempo, come già era stato fatto da Neil Jordan, esalta i tratti oscuri e desolati della fiaba, costruendo un’ambiguità di fondo sull’appartenenza della protagonista al mondo reale o quello fantastico. Alice si perde in un mondo fatto di personaggi strambi, schiaccianoci parlanti, forbici e coltelli, bambole e peluche che vanno a comporre il percorso esplorativo della bambina che si perde nel paese delle meraviglie. Con l’ampio utilizzo della stop motion, unita alla recitazione attoriale ed altri sistemi di ripresa, Alice rimane un esempio fortemente dissacrante (non solo dunque nei contenuti) della tradizione narrativa americana e in particolar modo della Disney, in piena antitesi con l’animazione che solo qualche anno più tardi avrebbe rivitalizzato tutto il genere.


Control di Anton Corbijn (Usa/Gb/Aust 2007, 109’)

La biografia di Ian Curtis, leader e cantante dei Joy Division, filmata e raccontata in un curatissimo bianco e nero da uno dei principali fotografi e registi (finora) di videoclip della scena musicale contemporanea, proverbiale infatti il rapporto quasi simbiotico e decennale di Corbijn con Depeche Mode e U2. E’ il 17 maggio 1980: alla vigilia del primo tour americano dei Joy Division, la sua band, Ian chiude drammaticamente la sua parabola terrena lasciandosi alle spalle un matrimonio precoce, una figlia, due album, una relazione con la giornalista belga Annik Honore e soprattutto il peso dell’epilessia. Biopic atipico, restituisce un’epoca ed un pugno di personaggi legati a un’idea della musica radicalmente diversa da quella attuale, e racconta il tormento e la cupezza di Ian Curtis, il suo sguardo sconsolato puntato sul mondo e sulle insicurezze umane. Grande eleganza formale per il film che ha fatto incetta di premi a partire dal Festival di Cannes dove è stato presentato nella sezione della Quinzaine.